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| L’Armenia IndipendenteNella seconda metà del XIV secolo, la progressiva ascesa del potere ottomano nell’Anatolia centrale e occidentale e nei Balcani, e l’affermarsi in Iran della nuova dinastia dei Safavidi, condanna l’Armenia alla condizione di territorio conteso. La rivalità perso-ottomana che per secoli aveva lacerato il territorio, si conclude definitivamente negli anni 1735-36 con la conquista persiana della Transcaucasia meridionale, inclusa l’Armenia orientale. Nel XVI secolo l’Impero Ottomano conquista gran parte dell’Armenia. Nel 1827 lo zar Paolo I annette i territori armeni col nome di Armianskaia Oblast. A ratificare la nuova situazione sarà il trattato di Turkmengy del 1828. Ma con il trattato di Adrianopoli del 14 settembre 1829 l’Inghilterra costringe la Russia a restituire all’Impero ottomano le provincie di Erzeroum, Kars e Ardahan. Gli armeni in Turchia furono massacrati (un inquietante precedente di pulizia etnica) con l'aumentare delle spinte nazionaliste e intorno al 1890 il numero delle vittime ammontava ad alcune centinaia di migliaia. Il governo ottomano reagisce col massacro, nell’agosto 1894, degli abitanti di Sassoun (oggi Samsun), e l’ondata di violenza antiarmena si diffonde in tutta l’Anatolia orientale dall’autunno 1895 alla primavera 1896, portando al massacro di oltre 150.000 armeni, che riescono almeno a respingere i turchi a Van et a Zeitun, in seguito ad eroici combattimenti. La rivoluzione russa del 1905 e la rivoluzione dei Giovani Turchi del 1908 fanno sorgere negli armeni la speranza di costruire una nazione nella terra che storicamente apparteneva loro. Queste speranze erano deluse quando, durante la prima guerra mondiale, l'impero ottomano e l'impero russo vengono alle armi. La rivoluzione porta, il 13 aprile 1909, alla deposizione del sultano Abdul Hamid, ma per gli armeni riprende la tragedia, perché contemporaneamente 20.000 armeni sono massacrati nella città di Adana il 1° aprile, e i Giovani Turchi instaurano un regime di ‘turchizzazione intransigente’, anche in reazione al disgregarsi dell’Impero. Le peggiori atrocità contro gli Armeni sono avvenute nell’ambito dell’Impero Ottomano durante la Prima Guerra Mondiale (1914-1920), quando le deportazioni e i massacri hanno eliminato i nove decimi degli Armeni che vivevano nell’Anatolia (moderna Turchia asiatica). Il 24 aprile 1915, l’arresto e l’assassinio di 600 notabili armeni di Costantinopoli, segna l’inizio del genocidio del popolo armeno, ovvero del disegno di annientamento da tempo deciso dal partito al potere “Unione e Progresso”. Il crollo dell’Impero russo di Nicola II lascia gli armeni privi della forza che aveva permesso di contrastare la Turchia nei territori orientali. Con la Pace di Brest-Litovsk del 3 marzo 1918, Lenin cede Batoum, Kars et Ardahan alla Turchia. Il 22 aprile 1918 l’Assemblea legislativa di Transcaucasia proclama l’indipendenza della Transcaucasia, comprendente la Georgia, l’Armenia e l’Azerbaigian. I turchi ritengono di poter approfittare della dissoluzione dell’Impero russo e del vuoto militare determinatosi, ma sono sconfitti a Sardarapat dagli armeni. Nel maggio 1918 viene proclamata la Repubblica Armena con capitale Yerevan Agli inizi del 1921 i Bolscevichi prendono il sopravvento nel governo e così l’Armenia diventa una delle repubbliche dell’URSS. Verso la fine del 1989 il Soviet Supremo dell’Armenia ha dichiarato che il territorio del Nagorno-Karabakh era parte integrante dell’Armenia. Le autorità sovietiche non hanno appoggiato la dichiarazione ed hanno sostenuto che l’eventuale occupazione del territorio sarebbe stata considerata come anticostituzionale. Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica anche l’Armenia ha trovato la propria indipendenza, proclamata il 23 settembre del 1991 in seguito ad un referendum popolare tenutosi il 21 settembre. La nuova costituzione, approvata mediante un referendum il 5 luglio 1995, ha rafforzato i poteri presidenziali. Il 12 ottobre 1997, la tormentata questione del Karabagh è sfociata in un accordo siglato dai presidenti dell’Armenia e dell’Azerbajgian consistente nella concessione dell’autonomia alla regione. |